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ISRAELE: NO ALLA TREGUA

2008-12-31

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

CORRIERE della SERA

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2008-12-31

Razzi dalla Striscia

Israele: "L'offensiva va avanti"

Hamas: "Disponibili a tregua"

Il governo di Olmert respinge la proposta di uno stop di 48 ore: "Obiettivi non ancora raggiunti"

GAZA - Niente tregua. L'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza prosegue. Nonostante le pressioni internazionali per uno stop di 48 ore a scopo umanitario, il gabinetto di sicurezza ha deciso di proseguire l'offensiva contro Hamas. "Al momento - ha spiegato il premier Ehud Olmert - non ci sono le condizioni per un cessate-il-fuoco". Una decisione preannunciata dalla radio militare israeliana secondo la quale a indurire la posizione di Israele - nonostante la proposta francese e l'appello lanciato dall'Unione europea - sono stati i ripetuti lanci di razzi palestinesi contro le città israeliane che hanno dimostrato che "gli obiettivi della operazione 'Piombo fuso' non sono stati ancora raggiunti".

 

 

ALTRE IPOTESI - "Se le condizioni matureranno, e noi crediamo che possa esserci una soluzione diplomatica che garantisca una maggiore sicurezza nel sud - ha spiegato Olmert - prenderemo in considerazione l'ipotesi di un cessate-il-fuoco". Nel frattempo, è proprio il movimento islamico a dichiararsi disponibile a esaminare proposte di tregua che portino alla fine degli attacchi israeliani e alla totale revoca dell' isolamento di Gaza. Lo ha dichiarato l'esponente di Hamas, Ayman Taha: "Noi siamo per qualunque iniziativa che ponga subito fine all'aggressione e totalmente all'isolamento".

 

 

RAID - Per ora, l'offensiva israeliana - arrivata al quinto giorno - non si ferma. Secondo 'Haaretz', che cita fonti militari, gli obiettivi dei nuovi raid sono uffici governativi di Gaza, ma anche i tunnel usati per il contrabbando al confine con l'Egitto. Stando a informazioni palestinesi, nel nord di Gaza durante un bombardamento è morto un uomo e altri due sono rimasti feriti; l'agenzia Ramattan precisa che si trattava dello staff di una squadra di soccorso e che il missile israeliano ha colpito la loro ambulanza. Il bilancio aggiornato delle vittime palestinesi fornito da fonti mediche locali alla tv araba 'al-Jazeera' è salito a 390 morti e 1800 feriti.

 

 

RAZZI - Prosegue anche il lancio di razzi dalla Striscia. Tre razzi di tipo Grad, sparati dai miliziani di Hamas, sono caduti nei pressi di Beersheva, nel sud di Israele, a circa 40 chilometri da Gaza. Colpita in pieno una scuola, che in quel momento era vuota. L'attacco è stato rivendicato in un comunicato dalle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas. Diversi razzi sono esplosi anche ad Ashqelon.

LE ACCUSE DI HAMAS - Proprio il movimento islamico accusa l'Autorità palestinese di aver pianificato con Israele il suo ritorno nella Striscia di Gaza. Secondo quanto scrive il Jerusalem Post, che rilancia una notizia diffusa dal Palestine Information Center, un sito web affiliato ad Hamas, il gruppo integralista accusa in particolare il presidente dell'Anp, Abu Mazen, di aver costituito un comitato, composto da alti funzionari della sicurezza e dal ministro dell'Interno, pronto a riprendere il controllo della Striscia. Hamas sostiene che Abu Mazen avrebbe messo a punto il suo piano insieme con gli israeliani, gli egiziani e i sauditi. Il Palestine Information Center riferisce anche che il consigliere del presidente palestinese, Nemmer Hammad, ha telefonato la scorsa settimana ad Amos Gilad, alto funzionario del ministero della Difesa israeliano, per dirgli che l'Anp "crede nella legittimità del diritto di Israele di liquidare Hamas". Due fonti dell'Anp hanno inoltre riferito al Jerusalem Post che l'Anp sarebbe "pronta" a tornare a Gaza nel caso in cui il governo di Hamas venisse rovesciato dall’offensiva israeliana.

BUSH HA TELEFONATO AD OLMERT - Intanto il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha parlato mercoledì al telefono con il premier israeliano Ehud Olmert, per fare il punto della situazione a Gaza dopo il rifiuto israeliano di un cessate il fuoco in assenza di garanzie giudicate sufficienti. Da Crawford in Texas, dove Bush sta riposando nel suo ranch, il portavoce della Casa Bianca Gordon Johndroe ha indicato che Olmert ha garantito a Bush che verrà fatto il possibile da parte israeliana per evitare vittime civili. "Il presidente Bush vuole la fine delle violenze e so che il premier (Olmert) vuole lo stesso -ha detto Johndroe-. Vogliamo un cessate il fuoco che sia duraturo e soprattutto che venga rispettato da Hamas".

LEGA ARABA DIVISA - O il Consiglio di Sicurezza dell'Onu in riunione straordinaria emette una risoluzione che chiede a Israele di fermare l'operazione militare "Piombo Fuso" sulla Striscia di Gaza, oppure si terrà un vertice d'emergenza dei capi di Stato arabi. È grosso modo il contenuto di una risoluzione, in discussione da ore, dei 22 ministri degli Esteri della Lega Araba, riuniti da mercoledì mattina al Cairo in seduta straordinaria e che manifestano preoccupazione perché gli attacchi israeliani vanificano ormai il processo di pace. La discussione, a quanto si apprende, per ora non ha superato la contrapposizione emersa tra due linee: da una parte Qatar, Siria e qualche altro Paese pronti a convocare a Doha il vertice in cui decidere i passi necessari per bloccare le operazioni militari di Israele, che finora hanno causato circa 400 morti e 1700 feriti. Dall'altra, sono i Paesi favorevoli alla linea dell'Egitto che condanna Israele e riafferma il primato della dirigenza palestinese di Fatah, accusando Hamas di aver causato gli ultimi eventi quando il 19 dicembre ha dichiarato finita la tregua con Israele durata sei mesi.

31 dicembre 2008

 

 

 

Le opzioni di Israele

L'operazione su Gasa è in una fase delicata. Poche certezze e molti dubbi

Nel quinto giorno di "Piombo Fuso", l’operazione su Gaza è entrata in una fase delicata. Lo dimostrano le dichiarazioni contrastanti – di martedì – su un cessate il fuoco, le diversità di vedute nell’establishment israeliano e qualche dubbio sulle mosse future.

LE OPZIONI - Nelle prossime ore, Israele dovrà decidere cosa fare. In particolare se e quando lanciare l’offensiva terrestre, visto che il dispositivo è pronto da giorni. La questione di fondo è però la stessa che si pose nel 2006 contro gli Hezbollah: possiamo distruggere completamente il loro apparato? Possiamo impedire che lancino i razzi? La risposta è negativa a meno di non rioccupare Gaza. E’ dunque possibile che Israele cercherà di spingere più a sud i lanciatori di missili con azioni su Beit Lahia e Beit Hanoun, due aree usate da Hamas per colpire Ashod e Bersheva. Un’altra manovra potrebbe riguardare il confine sud di Gaza, sotto il quale passano i tunnel di rifornimento. Le ultime informazioni dicono che i militanti sta cercando di costruirne di nuovi.

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LA STRATEGIA - Per quanto riguarda Hamas, la strategia di medio termine è più semplice. Sempre imitando l’Hezbollah deve solo "incassare" i colpi e rispondere con qualche razzo. Commentatori di paesi e orientamenti diversi si sbilanciano nell’osservare come il movimento palestinese abbia rialzato le sue quotazioni nel mondo arabo. Gli attacchi la debilitano sul piano militare ma su quello politico-propagandistico la rafforzano. In Israele sostengono però, che pur avendo perso un terzo dei missili, gli oltre 15 militanti sono pronti a resistere. Parole che ricordano l’altro conflitto, quello libanese. Il 31 luglio 2006 gli israeliani annunciavano di "aver distrutto i due terzi dei razzi a lungo raggio", però l’Hezbollah continuava a tirare. Oggi il capo dello Shin Bet ha precisato che i "centri di potere" di Hamas sarebbero stati distrutti mentre i capi si nasconderebbero in ospedali – travestiti da infermieri – e in moschee.

 

 

LE SOLUZIONI - Israele, con la sua iniziativa militare ed una successiva fase diplomatica, punta a stabilire nuove regole per Gaza. A Gerusalemme vogliono "soluzioni durature" e non la solita tregua. Uno scenario che congeli la situazione e impedisca ai palestinesi di lanciare i razzi. Il problema è come arrivarci. In un interessante articolo il "Los Angeles Times" riporta gli interrogativi della diplomazia americana, timorosa che la guerra finisca per fare il gioco di Hamas e Iran. Il messaggio rivolto agli israeliani è il seguente: "Abbiamo capito perché siete dentro. Ma ora come ne uscite? E come mettete fine a tutto questo?

Guido Olimpio

31 dicembre 2008

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2008-12-31

Medio Oriente, ancora bombe e razzi

Livni a Parigi per incontrare Sarkozy

Nella notte Israele attacca edifici pubblici della Striscia di Gaza, il bilancio è di quattro morti e una quarantina di feriti. Mentre quello complessivo è di 400 vittime. Hamas continua a lanciare razzi a lunga gittata. Il ministro degli Esteri di Gerusalemme faccia a faccia col presidente francese, che gli sottopone la necessità di una tregua per motivi umanitari. Appello del Papa: "La maggioranza di entrambi i popoli vuole la pace"

 

10:49 Il Papa: "Entrambi i popoli vogliono la pace"

Benedetto XVI ha voluto prestare la sua voce questa mattina al "profondo desiderio di vivere in pace che sale dal cuore della grande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese, ancora una volta messe a repentaglio dalla massiccia violenza scoppiata nella striscia di Gaza in risposta ad altra violenza". "Anche la violenza, anche l'odio e la sfiducia - ha detto, nel corso della celebrazione per la Giornata Mondiale della Pace - sono forme di povertà, forse le più tremende, da combattere".

10:40 Quattrocento vittime palestinesi in sei giorni

Quattrocento palestinesi uccisi in sei giorni di operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. E' il nuovo bilancio fornito oggi dal responsabile del servizio sanitario palestinese nell'area, Mouawiya Hassanein, che ha parlato anche di circa 2.000 Feriti. Secondo le cifre fornite dall'Onu, un quarto delle vittime sarebbe costituito da civili palestinesi, tra cui donne e bambini.

10:26 Israele autorizza ingresso stampa estera

Israele autorizzerà l'ingresso a Gaza di un pool di non più di otto giornalisti stranieri, e solo nei giorni in cui il valico di Erez è aperto. Lo ha riferito la radio militare.

10:00 Abu Mazen: "E' un'aggressione contro tutti i palestinesi"

"Gaza sta facendo fronte ad un massacro sanguinoso e alla distruzione sistematica di tutte le forme di vita. E' una aggressione il cui obiettivo non è soltanto Gaza ma l'intero popolo palestinese e la sua causa": lo ha affermato il presidente dell'Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) in un discorso alla Nazione pronunciato in occasione del quarantaquattresimo anniversario della costituzione di al-Fatah.

09:59 L'Onu: "Situazione umanitaria allarmante"

Al sesto giorno di offensiva su Gaza, le Nazioni unite lanciano un appello avvertendo che la situazione umanitaria per il milione e mezzo di persone che vive nella Striscia bombardata da israele è "allarmante". Lo hanno detto ai giornalisti in collegamento da Gaza i dirigenti dell'Unwra, l'agenzia Onu che assiste i rifugiati palestinesi nei Territori.

09:25 Fonti militari: "Pronti all'attacco di terra"

Le forze armate israeliane sono "pronte" per una grande offensiva terrestre contro Hamas nella striscia di gaza. Lo hanno confermato fonti militari di Tsahal, spiegando che "chiunque pensi che i militari avranno un comportamento improntato alla gentilezza si sbaglia di grosso".

 

09:16 Conclusa nella notte riunione Consiglio di sicurezza

La riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dedicata in serata alla situazione in Medio Oriente si è conclusa poco dopo le 20,30 ora locale, le 02,30 italiane, senza un voto su un progetto di risoluzione presentato dalla Libia. Lo si apprende da fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro. Il documento di Tripoli chiede tra l'altro un cessate il fuoco "immediato" per porre un termine a quella che viene definita una aggressione israeliana.

09:14 Gaza, attaccati gli edifici pubblici

Secondo funzionari della sicurezza di Hamas, l'ultimo bombardamento israeliano, preceduto ieri da altri dieci raid, avrebbe praticamente distrutto le sedi dei ministeri dell'Educazione e dei Trasporti. Sarebbe stato colpito anche il palazzo del Parlamento.

09:14 Continua il lancio di razzi sulle località israeliane

La città di Beer Sheva (Neghev) è stata nuovamente colpita oggi da un razzo di tipo Grad sparato da Gaza. Altri due razzi, di tipo Kassam, sono esplosi nelle vicinanze di Sderot (Neghev). Non si ha notizia di vittime. Complessivamente sono ormai 900 mila gli israeliani che si trovano esposti alla minaccia dei razzi più potenti di Hamas, i Grad da 122 mm., che hanno una gittata di oltre 40 chilometri. Nelle città minacciate le scuole sono chiuse anche oggi e gli abitanti hanno ordine di non allontanarsi da ambienti protetti.

09:13 Livni oggi a Parigi, incontra Sarkozy

Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, sarà oggi a Parigi, dove ha in agenda un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Durante il vertice all'Eliseo, il capo di Stato francese avrà l'occasione di ribadire al ministro la necessità di "un cessate il fuoco immediato e permanente" nella Striscia di Gaza, che possa permettere la consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese e porre le basi per un accordo di tregua duraturo.

09:11 Ancora raid nella notte, 4 morti e una quarantina di feriti

Quattro palestinesi, fra i quali una donna, sono rimasti uccisi e almeno una quarantina feriti in conseguenza di nuovi raid aerei condotti la notte scorsa da Israele nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito stamane fonti mediche palestinesi. L'incursione degli aerei aveva come obiettivo un capo locale del braccio armato di Hamas a Rafah, nel sud della Striscia presso la frontiera con l'Egitto - ha detto alla France Presse Moawiya Hassanein, direttore per i servizi di emergenza.

 

 

 

 

L'operazione militare israeliana è arrivata al quinto giorno: 390 morti, 1.900 feriti

Olmert respinge la proposta francese per uno stop umanitario. Hamas disponibile

Gaza, tutti invocano la tregua

Ma è stato un altro giorno di bombe

Premono la Russia e Bush chiama il premier. La Livni va a Parigi per discutere

la possibilità di interrompere l'azione. Ad oggi, però, non ci sono spiragli

dal nostro inviato FRANCESCA CAFERRI

Gaza, tutti invocano la tregua Ma è stato un altro giorno di bombe

La bandiera di Hamas sulle rovine di una moschea a Gaza

GERUSALEMME - "I miei genitori ci hanno rinchiuso a casa per sicurezza. Ma un'esplosione ha rotto i vetri. E noi siamo usciti a giocare": Ahmed, 10 anni, parla così al cronista della Reuters che lo incontra per le strade di Gaza. Negli stessi momenti a quattro chilometri di distanza da lui, nella cittadina israeliana di Sderot un uomo grida al ministro degli Esteri Tzipi Livni: "Fai entrare i carri armati. Falli muovere. Così che i nostri figli non soffrano più". Lei non risponde e va via.

Istantanee da un'operazione militare che sembra non aver fine: al quinto giorno di bombardamenti israeliani su Gaza la speranza di una tregua si allontana. Il consiglio dei ministri israeliano ha rifiutato la proposta di uno stop umanitario nelle operazioni avanzata dalla Francia: "Non è realistico aspettarsi che Israele cessi il fuoco in via unilaterale senza alcun meccanismo che rafforzi la cessazione delle ostilità e del terrorismo da parte di Hamas", ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor.

Ma la diplomazia non rinuncia agli sforzi. Fra poche ore la Livni sarà a Parigi. Ufficialmente per discutere di una tregua, ma prima di partire annuncia: "l'offensiva proseguirà". Sull'altro fronte Mosca preme su Hamas: secondo i diplomatici russi il movimento integralista sarebbe pronto a esaminare una tregua "a patto che cessi l'assedio di Gaza". Per la prima volta dall'inizio della crisi è sceso in campo anche George W. Bush. Il presidente americano ha telefonato al premier israeliano Olmert: il contenuto della chiamata non è stato reso noto, ma un portavoce della Casa Bianca ha sottolineato che una tregua sarà possibile solo quando Hamas interromperà i lanci di razzi. Da parte palestinese ha parlato il presidente Abu Abbas, che ha minacciato Israele di interrompere le trattative di pace se l'attacco su Gaza non cesserà.

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Hamas ha fatto sapere che al momento non ha ricevuto alcuna proposta per una tregua, ma si è detto pronto a esaminare ogni iniziativa suscettibile di mettere fine all'''aggressione'' e al blocco israeliano. ''Non ci è stata presentata alcuna iniziativa per una tregua - , ha detto un alto responsabile del movimento islamista, Ayman Taha - Se ci verrà fatta una proposta del genere, la esamineremo, perché noi siamo favorevoli a ogni iniziativa che metterà fine all'aggressione e leverà totalmente il blocco''.

In attesa di una svolta politica, le operazioni proseguono: pur se rallentati dal cattivo tempo, i bombardamenti su Gaza sono andati avanti per tutto il giorno. Il numero delle vittime, secondo le Nazioni Unite, è ormai a 390 mentre 1900 sono feriti. Un morto su cinque, accusa l'Onu, è civile: proprio in considerazione di questo ieri la Croce rossa internazionale ha ammonito Israele a rispettare la Convenzione di Ginevra, che proibisce attacchi contro i civili. Non si fermano neanche i lanci di missili dalla Striscia in territorio israeliano: ieri 35 fra Qassam e Katiuscia hanno colpito località a nord e ad est della Striscia. Non ci sono stati morti né feriti ma lo stato di allerta, fra la popolazione delle aree in un raggio di 40 chilometri dalla Striscia è massimo.

A Gaza la situazione umanitaria resta difficilissima: non c'è elettricità, in molte case i vetri sono rotti e la notte le temperature sono gelide. Negli ospedali mancano le medicine, nelle case il cibo: il timore è che si esauriscano le riserve di acqua potabile. Il valico di Erez - che collega la Striscia a Israele - è stato aperto brevemente per far passare 106 camion di aiuti. L'ingresso resta invece proibito alla stampa internazionale: fra poche ore il governo dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta della Corte suprema israeliana di far entrare i giornalisti nella zona. Con tutta probabilità la risposta sarà negativa.

(31 dicembre 2008)

 

 

 

 

La guerra in campagna elettorale

Olmert-Livni-Barak: è scontro

Per una democrazia una guerra è sempre qualcosa di terribilmente pericoloso. Per una democrazia in campagna elettorale il pericolo può essere devastante. Se possibile in questa campagna militare contro Hamas Israele, che andrà al voto in febbraio, è in difficoltà potenzialmente ancora maggiori. Questa è una guerra in cui il premier uscente è stato delegittimato da inchieste giudiziarie e sconfitte politiche nel suo partito. In cui la ministro degli Esteri deve provare di avere la leadership necessaria a guidare un paese in cui spesso devi dare ordini di attacco o di ritirata ai militari. Significa che Tzipi Livni deve avere capacità di sintesi e di decisione migliore degli uomini che coordina nel suo partito Kadima, nella diplomazia ma anche tra i generali delle IDF. È una guerra in cui il ministro della Difesa, ex capo di Stato maggiore ed ex premier, è il leader di un partito laburista che sta disperatamente tentando di risalire nei sondaggi. Barak lo fa affidandosi alle armi tradizionali della destra, il pugno di ferro che da sempre premia i leader politici capaci di usare l'esercito per proteggere il loro popolo. E' tentato dal farlo agendo se non alle spalle, senza coordinarsi con i deboli primo ministro e ministro degli Esteri a cui vuole risucchiare popolarità con una guerra ben gestita.

La battaglia neppure tanto sotterranea che Olmert, Livni e Barak si combattono in queste ore mentre i loro soldati guerreggiano contro Hamas potrebbe avere un effetto pericoloso per la loro capacità di mantenere la lucidità necessaria. Lucidità rivolta a tutelare l'unico interesse che conta per il popolo israeliano: quello dello Stato, non dei partiti di Israele.

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Il processo decisionale con cui Olmert, Livni e Barak hanno prima lasciato spazio e poi chiuso alla tregua di 48 chiesta dalla Francia è il primo esempio di possibile "fuoco amico" nel governo di Israele. Martedì notte, nell'ufficio del premier a Tel Aviv, Olmert ha annunciato a Livni e Barak che non avrebbe presentato nessuna proposta di tregua. Il direttore dei servizi di sicurezza Yuval Diskin aveva appena riferito ai ministri che secondo i suoi uomini per il momento Gaza non ha ancora un problema umanitario esplosivo. Durante l'incontro fra i tre - riferisce Maariv - la Livni ha criticato Barak per aver lasciato capire che lui la tregua l'avrebbe voluta.

Olmert era contrario a una tregua fino a che Hamas non avesse dato davvero segnale di essere pronta a aderire a una cessate-il-fuoco definitivo. La Livni non aveva ancora un'idea chiara. Barak, che aveva prima fatto smentire l'ipotesi di tregua da un portavoce della Difesa, l'aveva confermata di persona convocando i migliori giornalisti di Israele nel suo studio. Poco dopo una "alta fonte del ministero della Difesa" (ovvero Barak) confermava che la discussione sulla tregua veniva presa in considerazione. Ma allora: il ministro spingeva per una tregua per ragioni politiche, per aiutare il Labor? Oppure perché i militari gli avevano suggerito effettivamente che una tregua avrebbe aiutato in qualche modo Israele a congelare i missili di Hamas?

Poche ore, e sia il capo dei servizi segreti Diskin che il capo di Stato maggiore Gabi Askenazi confermavano ai giornalisti che loro due erano assolutamente contrari ad ipotizzare soltanto una tregua in questa fase. E la loro contrarietà veniva resa pubblica ancora una volta per una ragione di cucina interna: i due non volevano sembrare conniventi col ministro della Difesa in una possibile manovra politica alle spalle del primo ministro. Ecco perché poi, a dispetto della possibile tregua, in poche ore il governo di Israele ieri ha mobilitato altri 2.500 riservisti da spedire alle porte di Gaza, pronti all'invasione di terra. Un segnale politico "domestico", all'interno dell'apparato politico-militare israeliano piuttosto che una scelta tecnica/militare.

Ofer Shelah di Maariv lo ha scritto senza ipocrisia: le divisioni tra Olmert, Livni e Barak sulla tregua umanitaria fanno capire che "Israele ha iniziato l'operazione a Gaza senza avere una chiara strategia per il tipo di risultati che vuole avere, sul come combattere e per quanto tempo, senza una approfondita discussione sui parametri che verranno valutati per decidere di metter fine alla guerra, al momento giusto e nella situazione ideale".

Israele ha fissato un obiettivo chiaro e anche legittimo per la sua operazione a Gaza: mettere in condizione Hamas di non essere più un pericolo militare per lo stato ebraico. Ma la dinamica politico-decisionale tra il trio Olmert-Livni-Barak, i capi dell'esercito, la loro attenzione per giornali, media e sondaggisti potrebbero creare un danno anche serio per Israele. Vedremo presto, da Parigi dove incontrerà Sarkozy, come agirà in pubblico Tzipi Livni, vera rivale di Barak nella battaglia parallela alla guerra di Gaza.

(31 dicembre 2008)

 

 

L'UNITA'

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2009-01-01

Gaza, Israele prepara l'invasione. Già 400 i morti, 180 civili

israeliani a GazaLe forze armate israeliane sono "pronte" per una grande offensiva terrestre contro il movimento radicale palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. Lo hanno confermato fonti militari dell’esercito di Tel Aviv, spiegando che "chiunque pensi che i militari avranno un comportamento improntato alla gentilezza si sbaglia di grosso". Un alto ufficiale dell'esercito israeliano ha confessato al quotidiano Yediot Ahronoth che dal tempo della Seconda guerra del Libano i militari israeliani sono impegnati in intense sessioni di addestramento, proprio in vista di un possibile conflitto nella Striscia di Gaza. "Adesso siamo pronti", ha aggiunto, pur ammettendo che un'operazione terrestre sarebbe una grande sfida dalle conseguenze incerte. Tanto più, ha ammesso la fonte militare, che analogamente ad Hezbollah in Libano anche Hamas potrebbe essere in possesso di armi di cui Israele non è a conoscenza. "Durante il conflitto, Hamas potrebbe utilizzare molti tipi di armi, congegni esplosivi, cecchini e cellule kamikaze che proveranno a colpire le nostre forze", ha detto la fonte, garantendo comunque che l'esercito "è in possesso di equipaggiamenti adeguati".

Intanto il ministro israeliano degli Affari Esteri, Tzipi Livni, è a Parigi, dove ha in agenda un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Durante il vertice all'Eliseo, il capo di Stato francese avrà l'occasione di ribadire al ministro dello Stato ebraico la necessità di "un cessate il fuoco immediato e permanente" nella Striscia di Gaza, che possa permettere la consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese e porre le basi per un accordo di tregua duraturo. La Francia è stata impegnata, negli ultimi giorni del suo semestre di presidenza europea, in un'intensa attività diplomatica che ha per obiettivo la fine delle violenze a Gaza. Israele ha però respinto la tregua di 48 ore proposta da Parigi perché avrebbe consentito ad Hamas di riorganizzarsi per lanciare nuovi attacchi e perché la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza "è abbastanza buona", ha dichiarato nelle ultime ore Tzipi Livni. Secondo alcune fonti citate ieri dal quotidiano Haaretz, la Francia potrebbe ora presentare allo Stato ebraico alcuni emendamenti alla sua proposta di tregua per convincere Israele a cessare il fuoco. Il capo della diplomazia francese Bernard Kouchner, intanto, si è detto più volte molto preoccupato dal fatto che Israele possa decidere di avviare anche un'operazione militare terrestre contro Hamas. "Spero che ciò non accada", ha ribadito ieri. "Non sarebbe una soluzione ai problemi e avrebbe l'unico effetto di aumentare il numero delle vittime. Bisogna tornare al processo di pace"

Aerei israeliani hanno attaccato alcuni edifici pubblici nella Striscia di Gaza alle prime ore del mattino. Truppe di terra e carri armati israeliani, intanto, si sono concentrati vicino al confine del popoloso enclave. Secondo funzionari della sicurezza di Hamas, l'ultimo bombardamento israeliano, preceduto ieri da altri dieci raid, avrebbe praticamente distrutto le sedi dei ministeri dell'Educazione e dei Trasporti. Sarebbe stato colpito anche il palazzo del Parlamento

Nei raid quattro palestinesi, fra i quali una donna, sono rimasti uccisi e almeno una quarantina feriti. Lo hanno riferito fonti mediche palestinesi. Tre delle vittime, compresa la donna, sono state causate da una incursione degli aerei israeliani che aveva come obiettivo un capo locale del braccio armato di Hamas a Rafah, nel sud della Striscia presso la frontiera con l'Egitto - ha detto alla France Presse Moawiya Hassanein, direttore per i servizi di emergenza. Le vittime sono tutti vicini di Abou Anas Chabana, capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam, che era fuori casa. La sua abitazione è stata comunque distrutta e una decina di altre case vicine sono rimaste danneggiate. Un altro uomo palestinese è rimasto ucciso in un raid aereo contro una casa a Jabalia (nord), dove si sono avuti anche numerosi feriti. Con questi nuovi raid sale a 399 il bilancio dei palestinesi uccisi dall'inizio dell'offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza sabato scorso. Di essi 180 sono civili. I feriti sono circa duemila.

01 gennaio 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-01-01

Gaza, nulla di fatto all'Onu.

Livni a Parigi incontra Sarkozy

1 gennaio 2009

A poco, per adesso, sono servite le iniziative diplomatiche. La spirale di violenza nella strisca di Gaza entra oggi nel suo sesto giorno, con gli aerei israeliani che continuano i bombardamenti e Hamas il lancio dei razzi.

Anche il meeting di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dedicato alla situazione in Medio Oriente e terminato alle 2:30 (ore italiane), si è concluso con un niente di fatto. La bozza di risoluzione presentata dalla Libia e sostenuta dalla Lega Araba è stata infatti respinta dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna che l'hanno definita "squilibrata" e "unilaterale" a causa dell'assenza di riferimenti ai lanci di razzi palestinesi contro lo stato ebraico. Nella bozza, la Libia, oltre ad esprimere una "forte condanna degli attacchi militari israeliani" e invocare un immediato cessate il fuoco, chiedeva a Israele "l'immediata apertura dei valichi di frontiera della Striscia di Gaza" per consentire il passaggio degli aiuti umanitari. E proprio l'agenzia Onu che assiste i rifugiati palestinesi nei territori (Unwra) ha lanciato un appello avvertendo che la situazione umanitaria per il milione e mezzo di persone che vive nella Striscia bombardata da Israele è "allarmante". L'Unwra ha evidenziato che la principale centrale elettrica della Striscia è chiusa, che gli ospedali sovraffollati mancano di tutto e che le scorte di cibo sono ormai pochissime.

Tzipi Livni a Parigi

Il ministro israeliano degli Affari Esteri, Tzipi Livni, sarà oggi a Parigi, dove ha in agenda un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Durante il vertice all'Eliseo, il capo di Stato francese avrà l'occasione di ribadire al ministro dello Stato ebraico la necessità di "un cessate il fuoco immediato e permanente" nella Striscia di Gaza, che possa permettere la consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese e porre le basi per un accordo di tregua duraturo.

La Francia è stata impegnata, negli ultimi giorni del suo semestre di presidenza europea, in un'intensa attività diplomatica che ha per obiettivo la fine delle violenze a Gaza. Israele ha però respinto la tregua di 48 ore proposta da Parigi perché avrebbe consentito ad Hamas di riorganizzarsi per lanciare nuovi attacchi .

Mentre la diplomazia sta cercando di trovare un possibile punto di equilibrio continuano i raid israeliani e il lancio di razzi di Hamas. Già dalle prime ore di Capodanno, Israele ha ripreso gli attacchi con gli aerei e le navi sulla Striscia di Gaza con nuovi bombardamenti che hanno portato a 400 il numero dei morti nell'operazione "Piombo fuso", entrata nel suo sesto giorno. Oltre duemila i feriti mentre tra i morti ci sono anche tre civili e un soldato dello Stato ebraico. Sono state una ventina le operazioni israeliane nella notte che hanno preso di mira soprattutto gli edifici governativi di Hamas e l'area vicino al valico di Rafah, al confine con l'Egitto, per distruggere i tunnel da cui transitano armi e merci di contrabbando dirette ai miliziani palestinesi. Hamas da parte sua ha ripreso il lancio di razzi Qassam con almeno cinque piovuti sul sud di Israele, senza causare vittime. Due sono finiti nella regione di Beersheba, il punto più avanzato di Israele mai raggiunto da questo tipo di armi. Israele, intanto, ha ammassato carri armati e truppe al confine e secondo il quotidiano Haaretz i vertici militari avrebbero raccomandato un'offensiva di terra breve ma molto intensa. Un alto ufficiale dell'esercito israeliano ha inoltre confessato al quotidiano Yediot Ahronoth che, dal tempo della Seconda guerra del Libano, i militari israeliani sono impegnati in intense sessioni di addestramento, proprio in vista di un possibile conflitto nella Striscia di Gaza. "Adesso siamo pronti", ha aggiunto, pur ammettendo che un'operazione terrestre sarebbe una grande sfida dalle conseguenze incerte. Il movimento islamico ha ammonito che, se dovesse scattare un'offensiva di terra israeliana, combatterà "fino all'ultimo respiro" .

 

 

2008-12-30

Frattini: "Hamas responsabile.

Ora subito cessate il fuoco"

30 dicembre 2008

 

Il primo obiettivo deve essere il cessate il fuoco. Ma poi Hamas, che ha la responsabilità di aver violato la tregua, deve accettare una nuova tregua che sia controllata da osservatori internazionali. Questo il primo, urgente traguardo da raggiungere, per il ministro degli Esteri Franco Frattini nella crisi israelo-palestinese. Un risultato che - nella strategia del ministro - dovrebbe essere puntellata con la forza di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

In una giornata caratterizzata da nuove notizie di sangue provenienti da Gaza, è continuata anche l'attività diplomatica del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, dopo il colloquio telefonico di ieri con Shimon Peres, oggi ha sentito il presidente egiziano Hosni Mubarak, il presidente dell' Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas e il Segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa.

"Il primo ed indiscusso obiettivo di tutta la Comunità internazionale è il cessate il fuoco immediato, accompagnato da aiuti umanitari", ha detto Frattini nel corso di un'audizione davanti alle commissioni esteri di Camera e Senato, dopo la "sconsiderata decisione" di Hamas di rompere la tregua.

Confermando che Israele non intende procede ad attacchi di terra e che anzi gli stessi vertici militari israeliani avrebbero chiesto una tregua di 48 ore, il ministro ha poi annunciato che Italia e Francia, stanno lavorando per proporre i 'cardinì ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Una risoluzione che sarebbe - ha detto il ministro - "uno strumento politico forte, necessario" e che potrebbe articolarsi su 4 punti: chiedere l'immediato cessate il fuoco; la ripresa dei flussi umanitari; la "richiesta di un meccanismo di osservatori internazionali"; e l'utilizzo di personale Pesd nell'area. E "che dica che noi legittimiamo il presidente Abu Mazen e non i suoi avversari di Hamas". Ma bisogna agire - ha sottolineato Frattini - perchè "il momento è tragico" e "il sistema sanitario a Gaza è già al collasso, senza posti letto e senza medicinali". L'Italia, in questo senso, è stato il primo Paese a muoversi, con uno stanziamento supplementare complessivo di quasi 1 milione di euro, oltre agli 8 stanziati in questo 2008.

Frattini ha parlato davanti ad un Parlamento, rappresentato dai membri delle commissioni, che si è mostrato non univoco nel giudizio delle motivazioni che hanno portato alla crisi mediorientale. Diviso fra chi attribuisce tutte le responsabilità ad Hamas e chi vede, nella reazione israeliana, una "mossa elettorale" e, in ogni caso, una violenza fuori misura.

Da ieri intanto l'iniziativa diplomatica italiana ha potuto contare sull'intervento diretto del Capo dello Stato. Oggi Napolitano ha parlato con Mubarak, con Abbas e con Mussa. "Concorde - ha subito informato il Quirinale - è stato l'auspicio, dinanzi alla drammaticità della situazione, che possano svilupparsi e avere successo gli interventi diplomatici attraverso i quali ci si propone di giungere a un cessate il fuoco, al ristabilimento della tregua tra le parti e al ritorno ad un dialogo di pace".

 

 

 

 

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